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di Pasquale Vecchiarelli – Circola in rete, da qualche settimana, un documento intitolato The economists’ warning pubblicato sul Financial Times il 23 Settembre 2013 e sottoscritto da diversi economisti di fama internazionale che, muovendo dai dati reali della macroeconomia che sono i flussi di capitali , i prodotti interni , le insolvenze delle imprese, i livelli occupazionali e i livelli medi dei salari, osservano che le politiche di austerità stanno producendo un’accumulazione di capitali in Germania, accumulazione con concentrazione dell’occupazione (unico paese in cui cresce l’occupazione) e che la forbice in termini di insolvenze e prodotto interno lordo tra Germania e periferia europea si sta divaricando a favore della Germania.

Da un recente lavoro di Vladimiro Giacchè, Anschluss, è interessante osservare che in percentuali e condizioni diverse si stanno verificando le stesse dinamiche macroeconomiche successive all’annessione della Germania dell’est alla Germania dell’ovest e cioè una situazione, che perdura tutt’ora, di progressiva deindustrializzazione della Germania est e spostamento di capitali ed occupazione verso la Germania ovest.

Il prof. Emiliano Brancaccio docente di economia politica e firmatario del documento di cui sopra (The economists’ warning) da tempo con i suoi lavori scientifici va dimostrando che l’austerità produce differenze insostenibili tra centro e periferia europea; facendo un parallelo con la situazione italiana post unitaria egli parla di mezzogiornificazione dell’Europa.

Dopo la caduta del muro di Berlino sono state disattese tutte le promesse di una nuova era felice, anzi la caduta delle forze socialiste da un lato e l’avanzata del capitale dall’altro hanno operato un abbassamento del valore del lavoro con una rapidità mai vista prima. Le ricchezze sono ormai concentrate in poche mani, le nuove generazioni sono in una parte minore super sfruttate ed in una parte maggiore disoccupate, sono impreparate a reagire, senza speranza e insomma condannate alla barbarie. Le lobby massoniche che controllano i maggiori luoghi di potere decisionale dello stato borghese (Bilderberg,Trilateral) organizzano la loro lotta di classe con metodicità e ferocia. In Europa ci si prepara alla lunga notte dell’unione bancaria che significherà socializzazione del debito delle banche con svendita al più forte mediante ristrutturazioni e liquidazioni.

Insomma Marx è ancora valido! E come se è valido! In particolare sono tanto più evidenti in questo periodo storico due tra le leggi marxiane più robuste:

• La decrescita tendenziale del valore medio del lavoro sui lunghi periodi di interi cicli industriali. Marx dimostra questa legge con l’asimmetrico reinvestimento dei profitti da parte dei capitalisti in percentuali maggiori per il capitale fisso, cioè le macchine, rispetto al capitale variabile che sono le risorse umane.

• L’oscillazione continua del valore del lavoro intorno al suo valore medio all’interno del ciclo industriale causata dalla variazione della domanda e dell’offerta della forza lavoro.

Ora queste due leggi ci dicono sostanzialmente due cose:

La prima è che la lotta per il recupero salariale, dunque una lotta sindacale operata appunto dai sindacati o in situazioni deficitarie dai partiti del lavoro, deve essere di avanzamento nei momenti di crescita e di resistenza nei momenti di crisi, se si resiste nei momenti di crisi e si avanza nei momenti di crescita allora facendo una media si frena la decrescita del valore della forza lavoro. Al contrario invece se non si opera nessuna resistenza nei momenti di crisi la decrescita subisce addirittura un’accelerazione devastante che porta alla barbarie sociale più rapidamente.

La seconda cosa è che pur operando una resistenza formidabile sul salario esso comunque decresce al suo valore minimo sul lungo periodo. Rispetto a questo fenomeno non c’è resistenza che tenga , è un fatto strutturale dal quale se ne esce solo uscendo dal capitalismo, da qui la necessità di un partito comunista che opera per la fuoriuscita dal sistema salariato prima che questo riduca la società ad una massa di affamati.

In Italia abbiamo da una parte la crisi delle forze borghesi, crisi sia di sistema che di consenso politico e dall’altra il vuoto pneumatico di una sinistra non all’altezza dello scontro di classe e incapace di costruire un programma di lotta. Una crisi alla quale nessun governo tecnico e/o di larghe intese è in grado di metterci una pezza. Le operazioni di ingegneria finanziaria del governo Letta sono solo di contenimento e nella maggior parte dei casi di tagli della spesa pubblica. Con l’elezione di Renzi a segretario si conclude il processo di borghesizzazione del PD. Il job act , anche piano Ichino, è l’ultima porcata che si tradurrà in ulteriore abbassamento del valore della forza lavoro rispetto alla quale non sembra palesarsi la benchè minima forma di resistenza da parte delle forze sindacali di sinistra.

Abbiamo detto prima che il compito principale del sindacato è quello di tenere alto in tutte le condizioni , il valore del lavoro. L’attuale confederazione sindacale ha una dirigenza che non sta offrendo nessuna resistenza ai più feroci attacchi alla classe operaia degli ultimi 50 anni. La CGIL sarebbe ormai solo organo funzionale al contenimento di voti nel partito democratico se non fosse per le posizioni prese a favore del documento di alternativa “Il sindacato è un’altra cosa” promosso per il suo prossimo congresso di maggio.

Dunque è necessario un partito Comunista? Si. E’ necessario oggi un partito Comunista prima della barbarie.

 

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