Ma cos’è questa crisi?
Tutti nella vita ci siamo posti le domande a cui la religione si offre di rispondere. Le mie difficoltà di approccio alle tematiche religiose sono sempre state rappresentate dalla fede e dai dogmi. Semplificando, da ragazzo arrivai a capire che fede vuol dire che devi credere che una cosa esista senza uno straccio di prova; mentre dogma vuol dire che una cosa devi accettarla in un dato modo perché è così punto e basta.
La situazione economica in cui il mondo verte oggi e le soluzioni proposte per risolvere la crisi, mi sembrano aver a che fare con la religione perché non è ammessa analisi e speculazione intellettuale (l’unica speculazione che andrebbe incoraggiata!).
Secondo me questa crisi non è una iattura e non è determinata dall’arrembaggio piratesco della speculazione economica. È semplicemente l’inevitabile sbocco di un sistema economico-monetario folle e che pure si ripercuote sulle vite di tutti noi e su questo vorrei dare la mia lettura per confrontarmi con voi.
Qual è il problema?
Il problema italiano secondo la liturgia della vulgata corrente è l’enorme debito pubblico che ci rende vittime della speculazione finanziaria. Gli speculatori che agiscono nel mercato fanno aumentare lo spread dei nostri titoli di stato e questo innesca un circolo vizioso che ci pone in sempre maggiori difficoltà.
Qual è la cura proposta?
La ricetta che dogmaticamente ci deve essere somministrata la possiamo brevemente riassumere in poche formule: smantellamento dello stato sociale, liberalizzazione del mercato del lavoro e delle professioni, svendita dei beni pubblici e tagli lineari della spesa pubblica per riequilibrare il rapporto deficit-pil.
A questo punto, per evitare che ci prendano per i fondelli, è nostro preciso dovere ed interesse studiare capire e sviscerare quello che di reale c’è dietro queste magiche paroline che il giornalismo economico quotidianamente ci propina.
Che cos’è, come si genera e come si alimenta il debito pubblico?
Lo stato come soggetto giuridico effettua la spesa pubblica (acquisti pubblici, trasferimenti agli enti locali, spesa per il welfare, spesa per servizi quali sanità, scuola, giustizia, ecc.) quando la spesa supera le entrate (imposte dirette e indirette) si genera il deficit.
Ma quando lo stato ha bisogno di soldi, non può stampare un po’ di banconote e metterle in circolazione, sarebbe troppo semplice! E allora come fa a procurarsi i soldi per coprire il deficit? Semplicemente indebitandosi!
Cos’è un debito su per giù lo sappiamo tutti e la parola “pubblico” è di significato facilmente intuibile soprattutto nella dicotomia con la parola privato. Per cui debito pubblico è il debito di tutti noi intesi come stato-società. A questo punto sarebbe lecito sapere con chi diamine ce lo abbiamo questo debito… chi è il creditore? Qui la risposta si fa più complicata perché per rispondere non possiamo fare a meno di tirare in ballo il sistema monetario.
Cosa sono i soldi pure lo sappiamo. Li usiamo tutti i giorni per fare scambi e la nostra vita è impegnata nello svolgere attività che ci permettano di procurarceli, ma il discorso dev’essere approfondito.
Anticamente la necessità di fare scambi di beni generò il baratto, l’incremento della necessità di fare scambi e la limitatezza di beni rispetto ai bisogni portarono alla creazione del denaro sotto forma di monete in metallo prezioso (oro o argento) e quindi di reperibilità limitata.
Il valore della moneta era comunque un valore convenzionale perché è evidente che un tondino di metallo è privo di valore d’uso mentre una mucca, ad esempio, dandoci latte e carne ha un’utilità infinitamente superiore.
Con la nascita delle banche nascono le prime note di banco (banconote) che riconoscevano il diritto del portatore di ritirare il quantitativo riportato di metallo prezioso.
Il diffondersi delle banconote fu pertanto a lungo ancorato alle riserve auree depositate presso la banca.
Solo all’inizio della prima guerra mondiale si scardinò il sistema della convertibilità del denaro in oro per la necessità di finanziare gli armamenti immettendo nuova moneta. Il sistema della riserva aurea (c.d. gold standard) viene definitivamente accantonato nel 1971, con l’abbandono di tale sistema da parte degli stati uniti d’America che abolendo la convertibilità del dollaro in oro, impongono nel mondo un sistema fluttuante. Di fatto è lecito sostenere che il prezioso denaro per il quale molti di noi quotidianamente si affannano non è altro che carta inchiostrata priva di qualsiasi valore reale.
Come può reggersi e non implodere un sistema così che poggia unicamente su una convenzione tra tutti noi di attribuire valore a dei pezzetti di carta è già per me un fatto misterioso, ma chi fa questi pezzetti di carta e su quali criteri è il passaggio successivo cui deve approdare la nostra indagine.
Senza farla più lunga del dovuto diciamo che i soggetti monopolisti nell’emissione del denaro sono le banche centrali. La banca d’Italia prima ed oggi, con l’euro, la banca centrale Europea sono gli organismi indipendenti che detengono la sovranità monetaria e portano avanti la politica monetaria. Nonostante l’art. 1 della Costituzione Italiana dica chiaramente che la sovranità appartiene al popolo, evidentemente si è ritenuto che la sovranità monetaria non fosse ricompresa ed è stata quindi data in appalto a queste istituzioni non democratiche perché non rappresentative del popolo, ma neanche pubbliche perché si tratta in realtà di società di capitali.
Su internet è facile reperire gli azionisti della banca d’Italia ossia i soggetti per cui la banca d’italia deve realizzare profitti:
Partecipante Quote Voti
Intesa Sanpaolo S.p.A. 30,3% 50
UniCredito Italiano S.p.A. 22,1% 50
Assicurazioni Generali S.p.A. 6,3% 42
Cassa di Risparmio in Bologna S.p.A. 6,2% 41
INPS 5,0% 34
Banca Carige S.p.A. 4,0% 27
Banca Nazionale del Lavoro S.p.A. 2,8% 21
Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. 2,5% 19
Cassa di Risparmio Biella e Vercelli S.p.A. 2,1% 16
Cassa di Risparmio Parma e Piacenza S.p.A. 2,0% 16
Di riflesso si capisce che anche nella BCE sono operatori privati ad avere voce in capitolo:
quote di capitale sottoscritte e versate dalle BCN aderenti all’eurozona:
Banca Centrale Nazionale Capitale sottoscritto (%) Capitale versato [€]
Deutsche Bundesbank 18,94 1.406.533.694,10
Banque de France 14,22 1.056.253.899,48
Banca d’Italia 12,50 928.162.354,81
Banco de España 8,30 616.764.575,51
De Nederlandsche Bank 3,99 296.216.339,12
Nationale Bank van België 2,43 180.157.051,35
Τράπεζα της Ελλάδος/Bank of Greece 1,96 145.939.392,39
Oesterreichische Nationalbank 1,94 144.216.254,37
Banco de Portugal 1,75 130.007.792,98
Suomen Pankki-Flnlands Bank 1,25 93.131.153,81
Central Bank of Ireland 1,11 82.495.232,91
Národná banka Slovenska 0,69 51.501.030,43
Banka Slovenije 0,33 24.421.025,10
Eesti Pank 0,18 13.294.901,14
Banque centrale du Luxembourg 0,17 12.975.526,42
Banca centrale di Cipro 0,14 10.167.999,81
Bank Ċentrali ta’ Malta/Central Bank of Malta 0,06 4.694.065,65
Totali 69,97 5.196.932.289,36
Sarebbe interessante approfondire la tematica del signoraggio, ossia di come le banche centrali fanno profitto per i loro azionisti (a spese nostre) ma non è questa la sede.
Ritornando a noi, se allo stato servono soldi per ripianare il deficit cosa fa? Chiede alla banca centrale di stampargli un po’ di soldi? Non può, non avendo sovranità sulla moneta gli toccherà prenderli in prestito e così stampa titoli del debito pubblico (bot, cct) per il valore che ritiene occorrergli. La banca d’italia, per conto della bce, emette banconote per il valore equivalente (senza nessuna garanzia reale, sulla sola base della promessa di restituzione ad interesse) mettendo all’asta i titoli che poi saranno nuovamente venduti sul mercato secondario (ad es. al singolo cittadino che compra un bot).
In pratica comprando un titolo del nostro debito pubblico diventiamo allo stesso tempo creditori e debitori di noi stessi!!!
A questo punto, il meccanismo di funzionamento delle banche private (la c.d. riserva frazionaria v. http://it.wikipedia.org/wiki/Moltiplicatore_monetario) amplifica spropositatamente l’inflazione e quindi la svalutazione dei pezzetti di carta aumentando a sua volta il debito in circolazione.
Corollario di quanto riportato è che tutto il denaro che viene emesso, viene emesso a debito, ossia nell’istante stesso in cui viene stampato, ne dovremo restituire in misura maggiore di quanto ne stiamo prendendo. Tutto questo ingigantisce sempre di più il debito pubblico e costringe a nuovo debito per pagare il pregresso più gli interessi.
Il progredire di questo meccanismo rende i nostri titoli di debito meno collocabili sul mercato (più dai l’idea di non riuscire a ripianare i debiti e più cospicui saranno gli interessi che devi promettere di restituire per farti prestare i soldi) ed ecco che aumenta il famigerato spread tra i nostri titoli di debito e quelli tedeschi (riferimento di affidabilità!).
La ricetta proposta dei tagli alla spesa è solo un palliativo momentaneo. È evidente che è il sistema nel suo complesso che non regge; impoverire la popolazione non serve a trovare un rimedio strutturale, ma solo ad arricchire le banche permettendogli di acquisire un po’ di beni materiali come prezzo dell’insolvenza cartacea.
Sarebbe invece il caso che l’Europa incominciasse a stampare moneta priva di debito, che si pensasse di pubblicizzare le banche centrali e che si vietasse il sistema della riserva frazionaria.
Il quadro credo si possa semplificare dicendo che se lo stato potesse stamparsi i soldi, una volta aumentate le entrate potrebbe limitarsi a bruciare un po’ di banconote per controllare l’inflazione ed i conti sarebbero a posto.
D.A.