Hugo Chávez , Il profeta della rivoluzione bolivariana, è morto. In Venezuela la gente piange, gli rende l’ultimo omaggio, si interroga sul futuro del paese. I camaradas venezolanos gridano: CON CHAVEZ TODO Y SIN CHAVEZ TODO! Che ne sarà adesso del delicatissimo processo avviato in Venezuela?

Al governo del paese dal 1999, arrestato due volte, scampato a tentativi di colpi di stato, Chávez ha rappresentato uno spartiacque nello scenario politico sudamericano. Ha cercato di riscattare la sovranità nazionale venezuelana, sottraendola alla dipendenza economica e politica di potenze straniere, prima fra tutte gli Stati uniti, attraverso un programma di nazionalizzazioni e giustizia sociale.

Sarebbe inutile negare che i quasi tre lustri della presidenza Chávez hanno, come tutti i processi di cambiamento, comportato lacerazioni profonde, opposizione interna e contraddizioni. Ma quella che con Chávez è diventata la Repubblica Bolivariana del Venezuela, prima di Chávez era un paese completamente asservito alle logiche del capitalismo e dell’imperialismo, e inquadrato nel mercato internazionale come economia dipendente dalle esportazioni di petrolio. Un paradiso per le multinazionali; un inferno per i milioni di persone che, grazie alle politiche di redistribuzione reale della ricchezza e ai programmi di giustizia sociale, hanno potuto avere accesso per la prima volta a scuola, sanità e servizi di base.

Con Chavez un vento di cambiamento ha percorso il continente, e si è di nuovo tornati a pronunciare ad alta voce la parola SOCIALISMO, meglio ancora: SOCIALISMO DEL XXI secolo. Un cammino lungo, irto di ostacoli, che fra i molti obiettivi si poneva quello di avviare un concreto processo di integrazione latinoamericana, attraverso esperienze come l’ALBA (Alianza Bolivariana para América latina y el Caribe) o il Banco Sur. Chávez è stato senza dubbio un protagonista di questo processo, un acceso e attento promotore di una maggiore collaborazione – non solo economica – tra i paesi dell’America latina. Ecco perché Bolivar, Simon Bolivar, il leggendario generale che sognava per l’America appena liberata dalla dominazione spagnola un futuro di unione, per difendersi contro nuove – e più subdole – forme di neo-colonialismo. Questo messaggio Chávez ha voluto farlo suo, aprendo una stagione di protagonismo dei popoli latinoamericani.

Che cosa rimane della Rivoluzione? L’augurio e la speranza, come comunisti internazionalisti, è che il cammino non si esaurisca con la morte del suo leader, bensì che esso sia penetrato nel popolo venezuelano tanto in profondità da essere un patrimonio – non un’eredità – da difendere e da migliorare, dove necessario. La rivoluzione non è perfetta, nessuna rivoluzione lo è. Ma la strada che porta a un cammino di luce verso una sempre maggiore consapevolezza del diritto di ciascun popolo all’autodeterminazione merita di essere perseguita, rielaborata, vissuta, gridata nelle piazze e sentita nell’animo dei combattenti, per una società più giusta.

E i tanti esempi di democrazia partecipativa, di cui in questi anni sono giunti dal Venezuela così tanti esempi, i comitati di base cittadini, le lotte degli indios per le loro terre, ci restituiscono l’immagine di un paese degno e fiero, sulla strada mai facile dell’emancipazione.

Non ci interessa la retorica d’occasione. Il compagno Hugo Chavez non c’è più ma la Rivoluzione Bolivariana del Venezuela e del continente Latino Americano proseguirà.

Per un mondo libero dal capitalismo. Per un autentico protagonismo dei popoli.

Al popolo venezuelano va la nostra solidarietà e il nostro fraterno ¡HASTA SIEMPRE!

Partito della Rifondazione Comunista – Circolo di Torpignattara

 

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