ALEXIS TSIPRAS : “MATTEO RENZI? UNA PERSONALITA’ SCISSA”
A parole è contro l’austerità, ma le sue riforme sono fissazioni neoliberiste». In un libro, il leader greco del partito di sinistra Syriza, favorito alle prossime elezioni, esprime giudizi duri sul semestre europeo a guida italiana. Civati e Fassina, intanto, volano in Grecia per capire da dove ripartire
Matteo Renzi? Ha una personalità scissa Cosa pensa Alexis Tsipras dell’ex rottamatore
“Renzi presenta un forte dualismo, è come se si trattasse, quasi, potremmo dire, di una personalità scissa”. A parlare è Alexis Tsipras, leader di Syriza, il partito della sinistra greca che i sondaggi ancora oggi, a pochi giorni dalle elezioni, indicano come vincitore e primo partito del paese.
“Per metà, in Europa, il suo profilo deve essere quello di un leader che rivendica una prospettiva diversa da quella dell’austerità e del patto di stabilità, visto che stanno strozzando anche l’Italia”, sono le parole di Tsipras, su Matteo Renzi, raccolte nel libro di Teodoro Andreadis Synghellakis, “Alexis Tsipras, la mia Sinistra” (edizioni Bordeaux), in libreria da martedì, con la prefazione di Stefano Rodotà: “L’altra metà del profilo, tuttavia, è quello di un politico che avanza come un’asfaltatrice, allo scopo di imporre le riforme neoliberiste all’interno del paese, nella riorganizzazione produttiva e la liberalizzazione dell’economia, misure dalle quali, ovviamente, può trarre giovamento solo l’elite con le lobby economiche”.
Il giudizio quindi è severo, al netto di alcune aperture diplomatiche. Se da una parte Tsipras cerca di scrollarsi di dosso la nomea di nemico pubblico numero uno dell’Europa unita, dall’altra ha ben chiaro cosa dovrebbe fare, e non fa, il premier italiano, tra semestre europeo e rapporto con Angela Merkel.
Alexis Tsipras, soprattutto, non condivide l’idea che Matteo Renzi abbia cambiato il vocabolario dell’Europa, come invece rivendica palazzo Chigi. “Temo che al punto in cui sono arrivate le cose” dice il leader di Syriza, “non è possibile vincere concedendo all’avversario di mantenere inalterata la base, i punti forti delle sue richieste”. “Non dobbiamo scordarci” continua, “che l’avversario è molto aggressivo: quando gli concedi una mano, ti taglia tutto il braccio”. Non bastano dunque i buoni propositi, i bei discorsi del premier: “Credo che in questo momento l’Europa abbia bisogno di uno scontro frontale. So bene che il cammino del continente europeo è fatto di un continuo alternarsi di scontri e compromessi. Per arrivare, però, ad un compromesso minimamente accettabile, oggi devi partire da uno scontro, dal momento che viviamo in un periodo in cui la riorganizzazione di tutta la realtà, specie nei paesi del Sud Europa, è davvero radicale”.
L’austerity, insomma, non si interrompe solo a parole: “Vedo come estremamente negativo” dice Tsipras, “il fatto che mentre Renzi capisce che con questa Europa non si può andare lontano, sembra flirtare con l’idea di adottare l’agenda pesante del neoliberismo, chiedendo in cambio delle facilitazioni per il risanamento dell’economia. Mi auguro di sbagliare e che possa giungere a dei risultati concreti». Il giudizio di Tsipras è lo stesso di Stefano Fassina, dissidente democratico: “Nel semestre europeo di presidenza italiana” ha notato già l’ex viceministro, “Renzi non ha aperto alcun discorso di verità sull’Eurozona. Vediamo se ci riesce la Grecia con Tsipras”.
Tsipras però fa un passo in più e dà un giudizio pesante sulle riforme del governo del leader del Pd: “Credo che nelle riforme di Renzi si trovino i punti cardine delle idee, delle fissazioni neoliberiste che ci hanno fatto arrivare alla crisi di questi anni”, è l’analisi, “sentiamo parlare di queste cosiddette riforme ormai da un decennio, dal periodo del Libro Bianco e da quando in nome della competitività gli approcci neoliberisti ci dicevano di ridurre il costo del lavoro. La crisi è vista come l’occasione per poter mettere in pratica tutti questi progetti”. Parla per esperienza diretta, Tsipras: “In Grecia, per esempio, questi cambiamenti sono stati incoraggiati e portati avanti, prima che li imponesse la Troika, dalla lobby imprenditoriale ed economica del paese, quella che potremmo indicare come “elite”. La situazione italiana appare abbastanza complessa: la lobby economica sostiene Renzi con le unghie e con i denti perché vuole vedere approvate queste cosiddette riforme”.
Per Tsipras, insomma, quella ben sintetizzata dalla riforma dell’articolo 18 contenuta nel jobs act, è una tendenza indipendente dalla crisi: “Si tratta di un discorso a sé stante, indipendente dalla crisi e dall’austerità” precisa, “perché questi soggetti desiderano aumentare il più possibile i loro profitti”, peraltro incuranti di cadere in una contraddizione: “Vogliono le riforme” nota Tsipras, “ma non lo strettissimo bustino in cui la signora Merkel vuole ingabbiare l’economia pubblica e le politiche di bilancio. E questo perché tutto ciò significa crescita zero, deflazione e meno ricavi per gli industriali e gli imprenditori”.
Ma allora come deve comportarsi con Renzi la sinistra italiana? Tsipras, al netto dell’apertura di rito, sembra averlo deciso: “Temo che la tattica di Renzi” dice ancora nel libro di Teodoro Andreadis Synghellakis, “porti ad una via senza uscita, che non sia in grado di portare a dei risultati importanti”. Tsipras segue dunque «con interesse il cammino di Renzi» ma «se sceglierà – e i “messaggi” che ha lanciato sinora fanno pensare che lo abbia già fatto – la strada che lo ingloba nella realtà dominante, la sinistra italiana dovrà compiere il grande passo che porta verso un cambiamento radicale, nell’ambito della realtà politica e sociale del paese. È lo stesso passo che ha compiuto Syriza in Grecia, quando ha avuto di fronte a sé, come Primo Ministro, George Papandreou”. In sostanza, tagliare i ponti, magari cercando di recuperare il buono del campo che si sta abbandonando, così come Syriza ha fatto con numerosi dirigenti e amministratori del partito socialista.
E chissà cosa diranno, di questa opzione, i dissidenti della sinistra del Pd, che proprio in queste ore sono volati in Grecia per capire come è possibile che a pochi giorni dalle elezioni la sinistra di Syriza sia ancora indicata dai sondaggi come il primo partito del paese, e per imparare come si fa a rischiare, almeno, di vincere le elezioni. “Movimento sociale e politico crescono insieme” dice Civati, concentrato sulle iniziative di assistenza sociale, mense e ambulatori, messe in piedi dai compagni greci. “Il programma di Syriza non è affatto estremista, anzi è l’unico realista” aggiunge Fassina prima della lezione: “Per chi come noi crede sia possibile un’alternativa alle politiche rigoriste europee sarebbe una bella spinta il successo di Syriza”.
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