SALARIO MINIMO – 70 mila firme depositate al Senato da Unione popolare
Martedì 28 novembre, Unione Popolare ha consegnato al Senato le firme per presentare la proposta di legge di iniziativa popolare per introdurre un salario minimo legale di 10 euro lordi l’ora, agganciato automaticamente all’inflazione.
A partire dal 2 giugno, festa della Repubblica fondata sul lavoro, UP e tutti gli attivisti e le attiviste per il salario minimo hanno raccolto più di 70 mila firme in tutta Italia. Si tratta di un numero importante, molto più alto del necessario. Questa cifra rappresenta quanto quanto ampia e generalizzata sia stata la mobilitazione popolare, verso una misura necessaria, per migliorare le condizioni di vita e di lavoro di milioni di lavoratrici e lavoratori. Infatti, secondo le stime, sono più di 5 milioni le persone che hanno uno stipendio sotto i 10€ euro l’ora.
«Portiamo in Parlamento una risposta ai bisogni popolari, quelli che chi siede tra i banchi del Governo ignora” – dichiara Luigi De Magistris, portavoce di UP. Che aggiunge: “Una risposta che, se diventasse legge, permetterebbe a milioni di lavoratori e lavoratrici di uscire dalla trappola del lavoro povero, di restituir loro almeno una parte dell’enorme ricchezza che producono ogni giorno, sgobbando e faticando, e che oggi rimane incollata alle tasche di pochi. Il tutto all’insegna dell’applicazione di quell’articolo 36 della Costituzione che prevede l’obbligo di una retribuzione “sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa».
Rispetto alle altre proposte di salario minimo, ad esempio a quella presentata dalle opposizioni parlamentari (M5S, Pd, Avs e Azione) di 9 euro l’ora, il testo di UP prevede una cifra di 10 euro lordi l’ora. 10 euro é pari all’80% del salario mediano italiano, una percentuale che garantisce paghe degne, senza contraccolpi occupazionali. Altra differenza fondamentale, è che nel disegno di legge di UP non sono previsti incentivi per le imprese. In pratica: l’aumento degli stipendi non peserà sulla finanza pubblica, ma sarà a carico delle imprese.
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