Al via l’iter parlamentare di una legge che conceda la cittadinanza italiana ai figli dei lavoratori stranieri.

Comitati, associazioni, si sono dati appuntamento in questa piazza centrale della città per celebrare con musiche e danze tradizionali un traguardo importante raggiunto nella lotta per conquistare diritti elementari  per quella fetta del mondo del lavoro proveniente da oltre 140 paesi  di tutti i continenti. Oggi, questi lavoratori, costituiscono una componente importante, sia dal punto di vista sociale e culturale sia da quello  economico.

I dati forniti dal Comitato Immigrati, perno dell’organizzazione dell’iniziativa, sono più che eloquenti: 5 milioni di lavoratori che contribuiscono a oltre il 10% del Pil, con famiglie e figli che hanno impedito la chiusura delle scuole e con contributi alla fiscalità generale e all’ente di previdenza di tutto rispetto.

In un clima festoso e di fratellanza decine di gruppi artistici si sono esibiti con passione. Erano presenti le associazioni storiche del mondo migrante, dal nostro territorio Ital Bangla, la casa del Popolo di Torpignattara, il circolo di Rifondazione Comunista e gli occupanti di Tor d’Schiavi 101 – Iblù. L’incontro è servito a confrontarsi e progettare in avanti la battaglia per i diritti. Già nella presentazione, Miriam Jamarillo, del Comitato Immigrati, aveva fatto cenno al tema oggi al centro dell’attenzione: la valanga di rifugiati che arrivano in Europa. Denunciava la vigliaccheria delle potenze occidentali, responsabili dei bombardamenti e  causa di questo secolare esodo  che, poi, si rifiutano anche di accettare le popolazioni che scappano dall’inferno da essi creato

Conoscendo  Renzi, già dai primi passi in parlamento la spaccerà subito come un’altra delle sue riforme. La proposta prevede il diritto di cittadinanza ai minori non nati in Italia che abbiano concluso un ciclo scolastico di cinque anni, e il diritto ai bambini che nascono in Italia da genitori stranieri con regolare permesso di soggiorno. La cittadinanza non sarà automatica ma basterà semplicemente richiederla Bisogna essere vigili e seguire il percorso in modo che non venga partorito un topolino. Bisogna che si concluda con una pratica semplice e non così ingarbugliata come quella della cittadinanza, che dia garanzie anche ai genitori e stabilisca canali preferenziali per la legalizzazione di essi e, cosa importante, che non rappresenti un rastrellamento di quattrini dalle tasche degli stranieri già duramente provati dalla crisi in atto. Le varie sanatorie, come tutte le pratiche burocratiche avviate  riguardanti gli stranieri, sono costose e confuse, creando uno spazio apposta per gli intermediari.

Quindi, una prima conclusione è: vigilanza e mobilitazione. Poi una riflessione su quello che significa oggi raggiungere gli stessi diritti degli italiani quando questi sono al minimo storico. Anzi, le condizioni miserabili di vita e di lavoro che prima erano prerogativa degli stranieri oggi sono state estese all’intero mondo dei lavoratori. Ciò comporta la necessità di unificare le battaglie tra lavoratori stranieri e italiani per fermare l’andazzo dei jobs act e dei patti di Stabilità. Condizioni estenuanti, orari massacranti e salari di fame per consentire di aumentare le ricchezze di banche e speculatori.

A Roma e nel paese occorre mettere insieme le forze sociali, politiche e sindacali per battere Renzi e la sua politica devastante.

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