Gino-Strada“Bisogna cambiare rotta in Europa per salvare le persone dall’impoverimento, dall’ indigenza e dalla crisi umanitaria. La Grecia rappresenterà questo cambiamento quando i suoi cittadini eleggeranno liberamente il loro Governo senza ricatti e pressioni”, ha detto ad “Avgi”, dalla Sierra Leone, Gino Strada, il noto chirurgo di guerra e fondatore dell’organizzazione non governativa “Emergency”, riconosciuta dall’ONU.

“Emergency”, che ha una forte presenza in Italia, ha portato il suo aiuto umanitario in tredici guerre, tra cui in Iraq,Afganistan, Sudan, Sierra Leone, Cambogia ed Centroafricana. Gino Strada, che ha firmato l’appello degli intellettuali e delle personalità italiane a favore del popolo greco e di SYRIZA, si trova in Sierra Leone per sosteneregli sforzi che “Emergency” sta affrontando contro il virus Ebola, mentre il medico di “Emergency” Fabrizio Pulvirenti che era stato contagiato da Ebola, appena guarito ha detto che tornerà in Sierra Leone per continuare il suo lavoro.

Da vent’anni date battaglia per curare le vittime delle guerre e della povertà…
Sono stati vent’anni pieni, che ci hanno portato a curare più di sei milioni di persone in sedici Paesi: curiamo una persona ogni due minuti, bene e gratis. Abbiamo costruito centri chirurgici, posti di primo soccorso, un centro di cardiochirurgia, centri per la produzione di protesi e la riabilitazione fisica, un centro di maternità. Oggi Emergency lavora in Afghanistan, in Sierra Leone, in Iraq, in Sudan, in Repubblica Centrafricana ed anche in Italia.

In questo momento lei si trova in Sierra Leone per affrontare Ebola, dove il virus ha colpito la stessa “Emergency”. Com’è in questo momento la situazione in Africa Occidentale?

L’epidemia sta ancora galoppando: gli ultimi dati parlano di almeno sessanta nuovi casi di contagio ogni giorno. “Emergency” lavora in Sierra Leone dal 2001, con un centro chirurgico e un centro pediatrico. Oggi gestiamo anche un centro da 100 posti letto per la cura dei malati di Ebola. E’ durissima, ma non potevamo lasciare soli i cittadini della Sierra Leone proprio in questo momento. La dichiarazione di Pulvirenti che tornerà in Sierra Leone gli fa onore come medico e uomo e ci rende orgogliosi.

In Afganistan avete curato quasi quattro milioni di pazienti in tutti questi anni. Al momento si parla poco di questa guerra, com’è la situazione?

Siamo in Afganistan dal 1999. In questo momento abbiamo due centri chirurgici per le vittime di guerra, sfortunatamente sempre pieni. Il 40% dei ricoverati, nell’ultimo periodo, ha meno di quattordici anni. Bambini e ragazzini dilaniati da esplosioni, proiettili, mine. Gli attentati nella capitale Kabul, nelle ultime settimane, sono pressoché quotidiani. Questo è il risultato dopo tredici anni di occupazione militare e centinaia di miliardi spesi in guerra. “Emergency” spende i soldi dei cittadini in un altro modo: curando chiunque ne abbia bisogno, bene e gratis, dando lavoro e istruzione a centinaia e centinaia uomini e donne afgane, costruendo diritti tutti i giorni a partire dagli ospedali, i posti di primo soccorso, il centro di maternità. Salute, lavoro, istruzione: la nostra idea di pace, che costruiamo senza armi. E costa molto meno della guerra, non c’è paragone.

Lei, insieme a molti intellettuali italiani, ha firmato l’appello di sostegno alle proposte di Syriza e del diritto del popolo greco di votare in piena libertà. Perché avete preso questa iniziativa di esporvi a livello “politico”?

Parliamo della Grecia, un paese che confina con l’Italia, che appartiene all’Unione Europea. In “Emergency” tutti noi abbiamo visto con soddisfazione la creazione di tante strutture di solidarietà in Grecia, che onorano una società che cerca di stare in piedi con dignità. La crisi ha aumentato le disuguaglianze. La crisi economica e le misure di austerità che molti governi hanno applicato “per combattere la crisi” non hanno le stesse conseguenze per tutti. I ricchi diventano più ricchi, la classe media scompare e i poveri diventano più poveri. Invece si salvano le banche, aumentano le code fuori dalle mense per poveri, sono aumentate incredibilmente le persone che non possono pagare per curare se stessi e le loro famiglie. Questo è molto chiaro in Grecia.

Che conseguenze possiamo trarne allora?
Che le politiche di austerità in Grecia, in questi anni, hanno mostrato chiaramente cosa succede quando si mettono i diritti della finanza davanti a quelli dei cittadini. Si salvano le banche e si distruggono le persone, cancellando i diritti. I cittadini greci sono più poveri, la sanità pubblica ha subito un duro colpo, la disoccupazione è aumentata a livelli allarmanti generando disperazione. Bisogna invertire la rotta, riportando al centro della democrazia i diritti delle persone. Dalla Grecia può partire un cambiamento, può essere l’inizio di un’inversione di rotta che rimetta la solidarietà, la democrazia, i diritti al centro della politica europea. I diritti di tutti, non i privilegi di pochi.

L’Italia rappresenta una eccezione?
No. Anche in Italia riceve un duro colpo il diritto alla salute – sancito anche nella nostra Costituzione – che sempre più spesso non è un diritto, ma un privilegio di chi se lo può permettere avendo le risorse necessarie. Abbiamo aperto il primo Poliambulatorio a Palermo, in Sicilia, nel 2006. Poi Marghera in Veneto, Polistena in Calabria, ambulatori mobili che girano soprattutto nelle campagne del sud Italia, i prossimi apriranno a Castel Volturno e a Napoli. Sono aperti a chiunque ne abbia bisogno. All’inizio pensavamo che avremmo curato soprattutto stranieri cosiddetti “irregolari”, senza documenti, che non si rivolgono alle strutture sanitarie pubbliche per paura di essere scoperti e denunciati. Da subito, però, abbiamo cominciato a lavorare con gli stranieri “in regola”, che per mille motivi – burocratici o amministrativi, di mancata conoscenza dei propri diritti, di mediazione linguistica e culturale – non riuscivano ad accedere alle cure. Oltre alle prestazioni mediche, una parte fondamentale del nostro lavoro in Italia è l’orientamento socio sanitario: capire quali sono le difficoltà nell’accesso al sistema sanitario, risolvere i problemi, e fare in modo che possano curarsi lì dove è giusto, nel sistema pubblico. Dopo gli stranieri, hanno cominciato ad arrivare gli italiani.

Chi sono gli italiani che hanno bisogno di Emergency?
I poveri. Pensionati con la pensione minima, i senzatetto, tanti disoccupati: persone che, oggi, non riescono ad affrontare le spese mediche, nemmeno quelle per il ticket sanitario; persone che devono scegliere tra mangiare e curarsi. E non si curano più con conseguenze molto negative per la loro salute. La crisi economica è diventata crisi umanitaria. Dobbiamo emergere dalla crisi per salvare le nostre società e le persone.

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