L’ultima parte della passata Legislatura si è caratterizzata per i provvedimenti antipopolari varati dal Governo Monti, governo tecnico e politico, oltrechè costituente: tecnico perchè formato da personalità non elette in Parlamento, politico perchè le decisioni, qualunque sia il Governo, politiche lo sono sempre (e quelle del Governo di Monti si collocano a destra), costituente perchè con Monti si è di fatto passati alla terza Repubblica, che impone ai Partiti dei Poteri Forti (banche, compagnie d’assicurazione, massoneria, padronato, Vaticano, speculazione finanziaria, rendita immobiliare) di restringere il perimetro d’azione nel nome del rispetto dei diktat della Troika (Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale, Cancellierato tedesco Merkel) e delle politiche di “Fiscal Compact”: tutto questo a prescindere dal nome del Presidente del Consiglio che di volta in volta siederà a Palazzo Chigi. Rispetto a questo approccio politico “aggregato” vanno valutate anche le Elezioni, che continuano purtroppo ad essere analizzate sempre utilizzando il consueto classico metodo di vedere chi ha guadagnato voti e chi ne ha persi, come se ancora fossimo in una fase precedente alla crisi. Il dato elettorale aggregato, invece, segna tre cose sostanziali: circa il 70% delle-dei votanti ha ribadito la sua fiducia agli schieramenti (Lista Monti compresa) che hanno sostenuto il Governo Monti, mentre un 25% circa ha espresso un voto di protesta a favore del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo (un abile demagogo che risponde per slogan alle esigenze non soddisfatte di milioni di persone ma di cui, obiettivamente, non è dato sapere quale traiettoria politica deciderà di percorrere da qui a qualche mese); cresce di ben 5 punti l’astensionismo, vale a dire il numero di persone che rimangono indifferenti alla Politica per tutta una serie di motivi e che delegano la restante parte della società a decidere pure per loro (perchè alla fine così è!). Leggermente diverso è invece il discorso che si può fare sui seggi in Parlamento: il dato aggregato qui è sensibilmente alterato dal fatto che per via di una leggere elettorale sommamente incostituzionale, la quale pesa diversamente i voti a seconda delle alleanze che si fanno o non si fanno, talune formazioni come l’UDC di Casini esprimono parlamentari pure avendo preso oltre centomila voti in meno di un movimento come Rivoluzione Civile (che di seggi non ne conquista nessuno). La prima conclusione politica di questo ragionamento è la seguente: sono le percentuali aggregate di voto, non le rappresentanze parlamentari, ad essere lo specchio fedele del livello di coscienza democratica della società civile italiana (spaccata tra chi è favorevole a “fare sacrifici” in nome della concorrenza, della lotta allo “spread” e dell’equilibrio dei conti, secondo la vulgata dominante, e chi invece sa che è tutto da rifare – “vaffanculo, sono tutti morti, ecc.” ma non ha per nulla le idee chiare sul come venirne a capo: ad esempio, uscire dall’Euro per fare cosa, con quale Italia?). La seconda è che le rappresentanze politiche, tra premi di maggioranza e recupero con la tecnica dei resti, non è espressione della volontà democratica del Paese ma della necessità di governabilità da parte dei Poteri Forti.

Non v’è dubbio che il dato del 25% a Beppe Grillo pone ai Partiti dei Poteri Forti (PD e PDL in primis) dei problemi seri di contenimento, perchè la protesta grillina sarà pure confusa e disordinata ideologicamente ma certamente è di natura crescente. Qui vengono fuori due problemi aggiuntivi per Bersani e Berlusconi:

1- siccome non stiamo parlando di poche persone, ma di milioni di donne e uomini che fanno parte di una struttura potente economicamente (la Grillo&Casaleggio, con zone d’ombra dalle quali qualcuno intravede anche Aspen Institute e Goldman Sachs [¹]), è del tutto evidente l’impossibilità tecnica a riassorbirli per la gran parte nell’apparato dominante attraverso un gioco fatto di clientelismi, favoritismi, promesse politiche, scambi, passaggi di livello sul lavoro, promozioni, ecc… Sotto questo aspetto “pragmatico” il Movimento di Grillo è certamente incontrollabile;

2- i Poteri Forti possono giocare la carta della riedizione di un Governo tecnico-politico per andare nuovamente al voto con una legge elettorale di tipo presidenziale che permetta al 70% dell’elettorato (europeista, filoliberista, eversone oppure costituzionalista) di convogliare l’indicazione di voto su un Uomo Forte, che liberi il Parlamento dalla difficoltà di rapportarsi anche con Grillo per l’ottenimento della fiducia. Anche questa seconda opzione però ha dei rischi impliciti, poiché non è assolutamente scontato che funzioni: anzi, potrebbe ulteriormente incancrenire gli animi in un crescendo di contestazioni di cui nessuna-o può oggi intuire gli sbocchi.

Come si vede la situazione è fluida, per niente rassicurante, aperta a qualunque tipo di soluzione.

Di quasi certo c’è che questa Legislatura non durerà cinque anni, ma che presto la parola sarà restituita alle cittadine ed ai cittadini.

Per quella data Rivoluzione Civile, dovrà provare a dare una sponda parlamentare strutturata al malcontento diffuso e montante dei ceti popolari, garantendo al contempo un’uscita politica di sicurezza per la sinistra antisistema nel caso in cui si aggravasse la degenerazione in senso populista e demagogico del Movimento 5 Stelle. E non è facile. Chiariamo: la sconfitta di Rivoluzione Civile è stata pesante, gli errori commessi notevoli e nessuno vuole aggirarli, ma vi sono valide attenuanti che è comunque sempre bene mettere sul piatto prima di cospargersi il capo di cenere:

1- certamente è vero che il PD, macchina politica da guerra organizzatissima, ha fatto una battaglia senza quartiere a Rivoluzione Civile imbastendo ad arte la menzogna del “voto utile”, secondo la quale votando Rivoluzione Civile si favoriva Berlusconi: Porcellum alla mano è proprio il contrario;

2- certamente l’oscuramento mediatico è stato notevole: le poche volte che Rivoluzione Civile è stata invitata in televisione, ad esempio, gli influenti giornalisti al soldo delle classi dominanti non hanno perso tempo né ad attaccare sulla questione del voto utile né a ricordare ad Antonio Ingroia quella sulla divisione dei Poteri e sull’opportunità che un Magistrato sia candidato alle politichè (cosa che per altro Ingroia ha subito e bene smontato ricordando la figura di un altro uomo di Legge, Cesare Terranova, eletto come indipendente nelle fila del PCI degli anni settanta e sul quale nessuno, anche della Democrazia Cristiana, ebbe mai da ridire);

3- certamente stiamo pur sempre parlando di un movimento politico (Rivoluzione Civile) nato appena a metà Dicembre 2012, che non ha avuto né il tempo materiale né le disponibilità economiche necessarie per provare a recuperare, almeno parzialmente, su Grillo, attivo con il suo Blog e con i Meetup da tanti anni (oltre a ribadire che Rivoluzione Civile è stata una delle vittime della truffa Porcellum).

Detto questo le contraddizioni della lista Rivoluzione Civile sono state tante. Sol per citarne alcune:

– un eccessivo sbilanciamento sulle tematiche legate al “principio di legalità”, finite per entrare in contraddizione con le tante richieste d’aiuto delle mobilitazioni popolari (pensiamo alle lotte per il diritto ad avere una casa) che si ribellano alle ingiustizie della Legge;

– un metodo di scelta delle personalità da inserire in lista (e da escludere, vedi Agnoletto!) senza dubbio calato dall’alto, che dunque non ha avuto alcun riscontro a livello di partecipazione e consenso della base (civile e politica): a parziale discolpa i tempi ristretti non permettevano di allestire consultazioni ampie;

– una lacerazione assembleare tra chi (come un pezzo della cosiddetta società civile) non desiderava la presenza dei Dirigenti di Partito in lista ed i Dirigenti di Partito (tranne Ferrero che aveva comunque dato la sua disponibilità a fare personalmente un passo indietro) che hanno insistito affinchè i Partiti fossero rappresentati ai livelli più alti: questo contrasto ha inequivocabilmente allontanato un pezzo della base civile e del consenso;

– un errore di comunicazione commesso da Antonio Ingroia: avere ribadito che “se Bersani scaricasse Monti si potrebbe pensare ad un’interlocuzione”, cosa che certamente ha fatto ipotizzare ai più che Rivoluzione Civile fosse nelle disponibilità del PD. Ora è pur vero che Rivoluzione Civile aveva (ed avrà) la necessità di parlare anche ad una base ampia e variegata come quella del Partito Democratico e di SEL, ma probabilmente sarebbe stato più utile, ugualmente incisivo e per nulla equivoco affermare semplicemente che: “Rivoluzione Civile non stringe accordi con chi ha sostenuto il Governo Monti perchè siamo alla loro Opposizione; anzi, PD e SEL debbono spiegare alle loro elettrici ed ai loro elettori perchè ora dicono che faranno tutto quello che potevano fare al Governo con Monti e che invece non hanno fatto”.

Certamente Rivoluzione Civile, o come si chiamerà, se vuole ambire a diventare ciò che il Movimento 5 Stelle non potrà mai essere, vale a dire uno schieramento ampio ma dotato di una sua struttura democratica ed ideologica coerente, dovrà ripartire superando queste contraddizioni e mantenendo in piedi ciò che di buono è stato fatto nei mesi scorsi (in primo luogo preservare il risultato di una interlocuzione alla parti tra società civile e Partiti, dove nessuna delle parti si senta depositaria della verità assoluta). In questo ambito è corretto che Partiti come Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani ci siano, ma è anche giusto fare in modo che le comuniste ed i comunisti ovunque collocati accorcino la distanza fra loro, utilizzando le forme che riterranno più opportune e realisticamente compatibili con la fase, per parlare sempre più con una voce sola. Tuttavia è innegabile alle-ai più che l’urgenza storica della fase è la costruzione di un fronte unitario antiliberista della sinistra dentro il quale le comuniste ed i comunisti facciano sentire la loro voce, non certamente quella di fornire al più presto alla società civile, oggi refrattaria alle grandi impalcature ideologiche, un unico e grande Partito Comunista che probabilmente nemmeno voterebbe.

Gian Giacomo De Tulli

[¹] http://pensareliberi.com/2012/09/13/ecco-tutta-la-verita-su-grillo-casaleggio-e-sassoon/


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