Habanastation è un film cubano del 2011, opera prima del regista Ian Pedron. E’ stato proiettato ieri, 9 Marzo 2012, presso la Casa del Popolo di Torpignattara, riscuotendo un ottimo successo di pubblico. La storia è quella di Mario e Carlos: entrambi cubani, il primo è figlio di un ricco musicista (non un borghese, poi spiegheremo politicamente perchè), il secondo orfano di madre e col padre in galera. Carlos vive in una zona dell’Isola molto povera, Mario no. Entrambi frequentano la stessa scuola (a Cuba i figli dei benestanti non vanno alla scuola privata, semplicemente perchè una scuola privata non esiste nel socialismo) ed entrambi partecipano alla Festa del 1 Maggio. Nel marasma generale Mario si perde e prende l’autobus sbagliato. Dopo una serie di fatti di circostanza arriva alla casa di Carlos e qui inizia la vera e propria storia di amicizia tra due figli di Cuba così distanti tra loro: il primo con la Playstation, il secondo che nemmeno sa cosa sia. Trama e finale non vogliamo svelarle completamente, invitando perciò il lettore e la lettrice alla visione dell’opera. Ci interessa, piuttosto, puntualizzare due fatti importanti. Innanzitutto, come spiegare in Cuba la presenza di una famiglia, quella di Mario, così diversa dalle altre? E’ presto detto: Cuba negli anni 90 si trovò di fronte ad un bivio: o morire strozzata da Washington e dal suo Bloqueo economico oppure, con una serie di riforme controllate, continuare a sopravvivere favorendo turismo (non certamente la mercificazione del corpo delle donne ad uso del “turista” europeo, una piaga indotta e che Cuba vuole combattere) e spettacolo. Fu così che alcuni ne trassero beneficio: tra questi proprio il padre di Mario, un artista (ma certamente non si può parlare di nascita della borghesia: i mezzi di produzione sono tutti nelle mani dello Stato). In secondo luogo, con questo film Ian Pedron e Cuba più in generale smentiscono una falsa credenza: quella per la quale Cuba non parli delle sue contraddizioni. Come si vede Cuba non si vergogna di farle emergere e di imprimerle in una pellicola. Anzi, Cuba, ed il film vuole dimostrarlo, attraverso il valore dell’amicizia e della solidarietà cerca di superare gli “effetti collaterali” prodotti da decisioni politiche che non potevano non essere prese in un momento, gli anni ’90, di emergenza sociale.

Francesco Fumarola

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