COMUNICATO POLITICO. PERCHÈ IL 25 NOVEMBRE? GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
Patria Mercedes, María Argentina Minerva e Antonia María Teresa Mirabal nacquero a Ojo de Agua, provincia di Salcedo, nella Repubblica dominicana. Erano tre sorelle, cresciute durante la terribile dittatura di Rafael Leónidas Trujillo. Donne di grande cultura e feroci oppositrici della dittatura trujillista, le fiere sorelle Mirabal contribuirono con la loro militanza nel 1960 alla nascita del Movimiento 14 junio, diretto da Manolo Travares Justo. Il nome di battaglia di Minerva e Antonia María era mariposas (farfalle).
Il 25 novembre 1960, mentre si stavano recando in carcere a trovare i mariti, le tre sorelle vennero intercettate dal Servizio di Intelligenza Militare della dittatura e condotte in un canneto. Lì, dopo essere state brutalmente torturate, furono uccise e i loro corpi caricati nell’auto sulla quale viaggiavano e gettati in un dirupo. Il loro omicidio scosse profondamente il paese e furono in molti, nonostante il clima di repressione, a manifestare il proprio sdegno per il brutale assassinio di tre donne coraggiose e militanti appassionate.
Il 25 novembre 1981, in occasione del Primo Incontro Femminista di America latina e Caribe, a Bogotá (Colombia), il delegato della Repubblica Dominicana propose di istituire per quella data una giornata internazionale contro la violenza sulle donne, in ricordo delle tre sorelle Mirabal. Con la risoluzione 54/134 del 17 dicembre 1999, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dichiarò il 25 novembre Giornata Mondiale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne.
Oggi più che mai il tema della violenza maschile sulle donne necessita di essere posto al centro del dibattito culturale e politico. Di fronte alla vergognosa e strumentale immagine della donna propinata dai mezzi di comunicazione mani stream, diventa doveroso ribadire la necessità per le donne di costruire e difendere propri spazi di autonomia, di rilanciare la propria visione del mondo e di scardinare quei paradigmi culturali che permettono il perpetuarsi di forme di violenza e discriminazione.
Femminismo non significa solo rifiuto del modello patriarcale ma anche affermazione di un protagonismo e di una volontà di partecipazione che non possono essere lasciati ai margini del discorso politico. Le donne sono sì vittime di violenza ma anche protagoniste di lotte, in Italia e nel mondo (come hanno dimostrato le rivolte in Medio Oriente, le lotte degli studenti e delle studentesse in Cile e Colombia, le proteste in Spagna e negli Stati Uniti, solo per citarne alcuni).
È necessario rilanciare con fermezza il compito — politico e morale — di tutte le forze sociali e politiche di eliminare ogni forma di violenza contro le donne, promuovendo il rafforzamento degli spazi di discussione e l’adozione di misure efficaci di denuncia degli abusi e degli elementi storici che ne permettono il perpetuarsi, troppo spesso impunemente.
La violenza di genere è a tutti gli effetti violazione dei diritti umani ed è compito della politica inserire nella propria agenda, impegnandosi per il suo riconoscimento a livello pubblico, contribuendo alla rimozione di ogni ostacolo che impedisce il rispetto dell’integrità fisica e morale delle donne in quanto cittadine, madri, militanti e lavoratrici. Semplicemente in quanto donne, prima di tutto.