RAFAEL CORREA IN ITALIA: INCONTRO CON LA COMUNITA’ MIGRANTE ECUADORIANA A MILANO
La visita lampo di Rafael Correa a Milano, città che ospita il più alto numero di immigrati ecuadoriani (circa 18.000), è passata sotto il silenzio della grande stampa ed è stata snobbata da Governo e Istituzioni. L’interesse principale del Presidente dell’Ecuador, in visita a Cadiz – Spagna – dove ha partecipato alla “Cumbre Iberoamericana”, era quello di incontrare i suoi connazionali “espulsi dal proprio paese dalla miseria prodotta della crisi finanziaria tra 1999-2000”
Oltre 1500 tra lavoratori immigrati e cittadini italiani hanno partecipato all’incontro dove il presidente si è sentito in dovere di rendere conto della politica del Governo attuata in questi anni, in modo particolare per quella parte della popolazione, milioni, che ha dovuto lasciare il paese alla ricerca di condizioni migliori di quelle imposte dalla Banca Mondiale, FMI, BID e dalle multinazionali delle finanze.
L’incontro alla Bicocca con il mondo accademico e gli studenti (più di mille partecipanti) ha offerto a Correa la possibilità di mettere in luce i capisaldi della politica del suo governo; quelle che le hanno consentito di rompere le catene stabilite da un debito che cresceva esponenzialmente malgrado le ricchezze del paese andassero tutte a riempire i forzieri delle corporazioni.
La conferenza, “La proposta ecuadoriana per il superamento della crisi del debito”, parte da una lucida descrizione della situazione trovata al momento del suo insediamento (2007). La classica operazione dei “ragazzi di Chicago” era già stata attuata: lo Stato si sobbarca tutto il debito privato (fallimento delle banche), che da moneta nazionale passa a dollari (solo la “dollarizzazione” ha significato un costo extra di oltre 1,5 mld).
“Far fallire una banca era l’affare del secolo”. Quindi, “salvataggio” e poi…più debito ancora!. Qualsiasi somiglianza con le politiche attuate in Europa dalla BCE e le varie troike è pura coincidenza! Correa nel 2007 dispone un’audizione del debito (uno studio approfondito) ed in meno di un anno si ottiene il risultato. In sintesi: dal totale della ricchezza prodotta l’86% serviva a pagare il debito internazionale e solo 14% era destinato a progetti sociali e produzione.
Il Governo impone una svolta: non riconosce una parte del debito perché “ingiusto”, detta le condizioni per pagare il resto e rovescia radicalmente le cifre destinate agli investimenti sociali. “La questione fiscale, l’economia, non sono compiti tecnici, ma politici”. “Il contenuto di queste politiche ci dice chi governa veramente”. “Quando parte importante del bilancio si destina al pago dei debiti internazionali, il Governo è in mano ai banchieri; se, invece, i proventi concorrono a progetti produttivi e sociali, il governo è nelle mani del popolo ecuadoriano”. Queste alcune delle cose espresse dal leader ecuadoriano.
L’Ecuador ha smesso di pagare il debito alle banche, ed il presidente Correa adesso cerca in ogni modo di onorare quello Sociale, che è immenso. E’ per questo motivo che è passato per Milano: per incontrare e fare “la rendiciòn de cuentas” ai connazionali che lavorano all’estero. Il Governo Monti è il Governo delle banche, quello di Correa invece considera i lavoratori la parte più importante della società.
E’ per questo che la su visita è passata sotto silenzio. Malgrado il suo Governo sia quello che ha avuto i migliori risultati per quanto riguarda debito e crescita economica, nessuno ha ritenuto di doverlo incontrare. Nel 2008, ad un anno dall’ascesa al Governo, Correa dimezzò il debito ed il Paese iniziò a crescere. Ad un anno, Monti “salva l’Italia”, alla Schettino però.
Giorgio Ceriani
Osservatorio America Latina Casa del Popolo Torpignattara