Analisi sul fenomeno della corruzione in un sistema capitalista. Il decreto anticorruzione non risolve il problema
In questi giorni il tema della corruzione è centrale nell’agenda politica, tutti i media nazionali cavalcano questo tema e fior fiori di intellettuali si spellano le mani nel definire scandaloso che non ci sia una legge anticorruzione. Oggi Repubblica titolava: “Legge anticorruzione firma anche Renzo Piano”. Il fenomeno della “corruzione dilagante” viene analizzato nella maggior parte dei casi come un fatto di malcostume di una classe politica ormai corrotta e da anni fuori controllo, peggio ancora ho sentito esponenti della sinistra di alternativa dire che tutto sommato la classe politica è lo specchio della società, dunque ad una società marcia corrisponde una classe politica marcia. Niente di più sbrigativo, miope e falso. La classe politica attuale non è espressione della società ma della grande borghesia capitalista. La corruzione è un fenomeno di trasferimento di capitale dallo Stato alla borghesia. La crisi strutturale del capitalismo, la cosiddetta crisi di sovrapproduzione, spinge le classi dominanti da un lato ad attaccare i diritti dei lavoratori e dall’altro a recuperare quella che Marx chiamava “caduta tendenziale del saggio di profitto” attingendo soldi direttamente dalle casse dello Stato. -Non posso più sperare che i cittadini consumino perché non hanno soldi allora i soldi li prendo direttamente dalle loro tasche attraverso privatizzazioni e svendite di patrimonio pubblico- questo è il punto. In questo si spiega la “discesa nel campo della politica della classe borghese” è in questa logica che rientra e va analizzato il fenomeno della corruzione.
Per fare un esempio: se il capitalista “A” contrae un debito nei confronti del capitalista “B” un debito che non è in grado di ripianare a causa della crisi (crisi determinata proprio dal sistema capitalista), può risolvere attingendo soldi dal forziere dello stato ad esempio corrompendo pezzi dello stato affinchè si realizzi un trasferimento di capitale verso il creditore “B”. Queste sono state le dinamiche degli ultimi venti anni di Berlusconismo che in questa fase stanno per essere superate da un nuovo obiettivo del capitale: gestire totalmente e senza intermediari le risorse statali. E’ evidente che il fenomeno della corruzione rappresenta un “costo” per la borghesia capitalista, un costo da cancellare. I vari intermediari come Fiorito e company rappresentano sia un costo che un rischio e dunque vanno eliminati. In questo senso possiamo leggere le invettive contro la casta da parte dei “Della Valle” e dei “Montezemolo”. Il Governo Monti sotto questo punto di vista è una soluzione ottima: la classe dominante borghese che diventa direttamente classe politica e dunque può, senza opposizione alcuna, trasferire risorse dallo Stato al capitale scavalcando l’intermediazione costosa della corruzione.
Non mi stupirò se nei prossimi giorni anche dagli ambienti di destra arriverà una disponibilità al decreto anticorruzione. Ma la vera domanda è: si può arginare questo flusso di soldi dallo Stato al capitale se il governo rimane un governo borghese? Assolutamente no! Ricorrendo ad un’immagine sarebbe come cercare di interrompere il corso dell’acqua di un fiume. In questo senso la legge anticorruzione a cosa servirebbe? certamente a tagliare le gambe ai faccendieri, gli unici ad ostacolare il decreto perché non vogliono perdere il potere acquisito nel tempo, ma non sarebbe di nessun contrasto al dissanguamento di risorse pubbliche in favore delle classi dominati: interrando il fiume l’acqua continuerebbe a scorrere verso il mare, semplicemente non si vedrebbe. Allora mi si chiederà qual è la soluzione politica per interrompere questo processo di progressivo impoverimento dello Stato, risolvendo di conseguenza anche il problema ad esso ormai secondario della corruzione? Qual è l’unica speranza di bloccare il decorso dell’acqua? L’unica speranza è che l’acqua sia già a livello del mare. La classe politica deve essere rappresentanza degli strati sociali subalterni. C’è un unico governo che non ha interesse alcuno a favorire la borghesia, e questo è il governo dei lavoratori.
Pasquale Vecchiarelli