Convegno il 9 maggio 2012 al Pigneto a cura di A.N.P.I., A.N.E.D. e Snia con interventi di Parisella, Iafrate e Avagliano
Quanti furono i deportati politici durante l’occupazione nazista della Capitale, cioè tra il settembre del 1943 e il giugno del 1944?

Quali altri motivi, oltre ovviamente a quello di eliminare degli oppositori politici, spinsero i tedeschi ad organizzare più o meno grandi rastrellamenti, da quello del ghetto del 16 ottobre 1943 a quello del Quadraro 1944?

Quali furono i quartieri maggiormente colpiti dalla furia persecutoria del Comando militare tedesco e, in particolare, del Comando SS di stanza a Roma?

In quali modi e con quali finalità si tiene viva, oggi, la memoria di quei lontani avvenimenti e, soprattutto, perché è necessario trasmettere questa memoria ai giovani?

Quanti furono i deportati nei quartieri del Municipio Roma 6?

A queste e ad altre domande ha cercato di rispondere il Convegno, svoltosi mercoledì 9 maggio 2012, presso la Biblioteca Pigneto “Goffredo Mameli”, a cura dell’A.N.P.I. (Associazione Partigiani italiani) sezione Pigneto-Torpignattara, dell’A.N.E.D. (Associazione dei deportati) e del Centro Sociale Snia. Il Convegno, al quale ha presenziato il Presidente municipale Giammarco Palmieri, è stato introdotto e moderato dal prof. Michele Colucci (C.N.R.), e ha visto come relatori gli storici Antonio Parisella, Eugenio Iafrate e Mario Avagliano.

Gli studiosi hanno mirato, innanzitutto, ad evidenziare il dato, spesso sminuito, dell’ampiezza del movimento di Resistenza verificatosi a Roma nei nove mesi dell’occupazione nazista, movimento che ha subito vittime civili e militari che si contano a migliaia di unità. Inoltre a mettere in rilievo l’importanza della deportazione degli oppositori politici accanto a quella degli ebrei; infine a sottolineare il contributo offerto alla Resistenza romana dai quartieri popolari della periferia est della Capitale e, in particolare, dai quartieri del VI Municipio. Il discorso, ovviamente (considerata la sede del Convegno), non poteva non cadere sulla Resistenza al Pigneto e sui deportati che risiedevano nel quartiere: gli operai Antonio Atzori, Ferdinando Nuccitelli e Fernando Persiani, tutti e tre morti nel lager di Mauthausen.

Ad essi sono state dedicate tre targhe installate sul muro delle case dove abitavano e, due anni fa, anche tre “pietre d’inciampo” realizzate da uno scultore tedesco. Ma, oltre ai deportati del Pigneto, non dobbiamo dimenticare che il maggior numero di deportati politici, provenienti dal VI Municipio, lo diede il Quadraro: furono infatti 947 i deportati del Quadraro, disseminati in decine di fabbriche nel nord della Germania, costretti a svolgere un lavoro schiavile nel periodo terminale della guerra. Il rastrellamento del Quadraro rimase per alcuni decenni pressoché sconosciuto, anche a causa della reticenza delle vittime, le quali (fenomeno comune a tutti i reduci dei campi di concentramento) per molto tempo cercarono semplicemente di dimenticare le violenze subite.

Solo dalla metà degli anni Ottanta è cominciato il lungo e difficile lavoro di ricostruzione della memoria, approdato nel 2004 al pubblico riconoscimento da parte della massima istituzione della Repubblica: il Presidente Ciampi assegnò in quell’anno al quartiere la medaglia d’oro al valor civile.

Tutto ciò grazie all’ostinazione di Sisto Quaranta (ex deportato che a tale evento ha dedicato gli ultimi trent’anni della sua vita) e all’azione di supporto di alcune scuole del territorio, a partire dall’Istituto professionale di via Diana (ex Carlo Moneta) ma anche al liceo classico Benedetto da Norcia.

Quest’ultimo istituto ha inviato delegazioni di studenti in viaggi della memoria, insieme ad un gruppo di ex deportati, a Fossoli (famigerato campo di smistamento di provincia di Modena), nel 2004 e nel 2007, realizzando in tali occasioni anche una pubblicazione e un DVD. In effetti un tema comune alle tre relazioni è stato quello relativo al ruolo della scuola e delle Istituzioni locali nel tenere viva la memoria e nel promuovere iniziative e ricerche in tal senso.

A questo proposito il Presidente Palmieri ha sottolineato l’impegno profuso dal Municipio VI per valorizzare la memoria storica di quegli eventi che, ancora oggi, costituiscono i fondamenti di un’identità locale che non deve andare assolutamente dispersa.
Francesco Sirleto 

Spread the love