Due cachi: è forse questo il compenso per i braccianti agricoli che la Fornero ha in mente dispensando buoni-lavoro?

La scelta della Ministra Fornero di autorizzare l’uso dei buoni-lavoro in agricoltura – finora riservati soltanto per prestazioni di natura occasionale, soprattutto di tipo domestico – è l’ennesima prova di come la politica economica dal Governo sia mirata esclusivamente a fare gli interessi del padronato, peggiorando la vita delle classi popolari. E’ del tutto evidente, infatti, che per via di questo provvedimento da una parte verranno incrementati i profitti delle imprese dell’agroalimentare, mentre dall’altro si otterrà una drastica riduzione del monte salari per milioni di braccianti agricoli – con inevitabili ripercussioni pure sul gettito fiscale dello Stato e sul consumo delle famiglie. Il gioco al massacro diventa completo se vi aggiungiamo pure il fatto che tutto ciò comporterà una riduzione della copertura previdenziale (meno versamenti, come ovvio, significa pensioni più leggere) e delle tutele assistenziali (i voucher non contemplano, tanto per fare un esempio, né malattia né maternità). Una punizione sociale senza precedenti, mentre l’indotto è in crisi ed avrebbe bisogno i sostegno per la ripresa. Un atteggiamento inspiegabile con la logica del buon senso, ma piuttosto lineare secondo i criteri del capitalismo. Fornero prepotente con i deboli, codarda con i forti: mentre punta ad arricchire padroni e caporali, affama i braccianti; mentre parla di “sacrifici per tutte/i” ancora non ha trovato i soldi per ripagare le circa 4500 maestranze forestali della Campania, senza stipendio da 11 mesi.

Con questi chiari di luna era perciò inevitabile che un milione di agricoli e forestali il 27 Aprile  facessero sciopero ed in centomila scendessero nelle piazze di Napoli, Catanzaro e Catania a protestare. Il punto però è: in un contesto parlamentare arroccato a difesa di un Governo dei Poteri forti, chi può ascoltare le ragioni di queste lavoratrici e di questi lavoratori? Semplicemente nessuno. Il rischio di un avvitamento della protesta su se stessa è perciò forte: al di là dei giudizi di merito sulle azioni dimostrative messe in campo dalle organizzazioni sindacali che sostengono la lotta, l’assenza di una politica che faccia gli interessi dei salariati disorienta e sconforta. In questo marasma generale delle sinistre, mentre alle classi popolari non rimane che la possibilità di un’ennesima e sacrosanta contestazione di cui non si intravede politicamente lo sbocco, è dunque semplice per gente come la Fornero fare un po’ come si vuole. Ed infatti i risultati si vedono.
Francesco Fumarola 

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