Nel 2014, l’Italia ha venduto nel mondo armi per 2.3 miliardi; nel 2015 per 7.9 miliardi; nel 2016 per 14.6 miliardi: un incremento di oltre il 500% in due anni (fonte istituto SIPRI, Svezia, da una relazione al nostro parlamento mai pubblicata dai media italiani). Tra le banche italiane che fanno profitti (per carità, legali…) su questi traffici ci sono Banca Intesa, Unicredit, Banca Etruria. Tra i principali acquirenti ci sono la Turchia, paese notoriamente democratico che tra l’altro bombarda il popolo Kurdo e arresta illegalmente giornalisti italiani, e l’Arabia Saudita, altro paese democratico, fortemente sospettato di finanziare il terrorismo islamico e contro il quale il parlamento europeo ha richiesto l’embargo sulle armi per i crimini di guerra commessi in Yemen. Chi dice che i migranti non scappano dalle guerre, che sono profittatori e criminali, mente (sapendo di mentire), anche per nascondere i profitti che i padroni italiani fanno su quelle guerre. Qualche giorno fa, il Papa ha detto “I mercanti di morte dovranno rendere conto a dio”. Più modestamente noi chiediamo che debbano renderne conto al popolo italiano, qui e subito. Come pure “qualcuno” dovrebbe rendere conto degli stanziamenti per la spesa militare italiana, che ora ammonta a 20.7 miliardi, corrispondenti a 64 milioni al giorno, con un incremento del 10.63%, uno dei più alti nella NATO (fonte: ufficiale NATO, dichiarazioni di Stoltemberg). Con questi soldi si potrebbero accogliere i profughi, aumentare le pensioni, investire per creare occupazione, dare a tutti una sanità eccellente e gratuita, una scuola e una università decenti, aumentare i finanziamenti agli enti locali ecc. ecc. E se poi si aggiungessero gli altri miliardi regalati alle banche private che fanno profitti anche sul mercato delle armi?!