Venerdì 27/5/22 ore 17,30 Via Benedetto Bordoni 50

Presentazione del libro IL GOLPE BORGHESE QUARTO GRADO DI GIUDIZIO di Fulvio Mazza

Intervengono con l’autore:
Michela Arricale
CRED-Centro di Ricerca ed Elaborazione per la Democrazia
Giovanni Russo Spena
Responsabile del dipartimento nazionale Istituzioni e Democrazia del PRC-SE

E a seguire sarà l’occasione per mangiare qualcosa insieme

Il volume, giunto alla sua seconda edizione, ha ricevuto numerose importanti recensioni. Fra le altre, ne ricordiamo due
La prima è quella di un giudice, tenace autore di fondamentali indagini sul terrorismo: Guido Salvini. Di questi evidenziamo come abbia scritto che «ll
saggio di Fulvio Mazza […] fornisce, nel cinquantennale del tentativo di golpe, una risposta ragionata a tutti gli interrogativi posti dagli avvenimenti del
7-8 dicembre 1970».
La seconda è quella del presidente della “Commissione Stragi” Giovanni Pellegrino. Di questi evidenziamo la condivisione della “Dottrina Maletti” come
base della tutela che i servizi segreti attuarono anche a favore di terroristi neofascisti, non (secondo Maletti e tale “Dottrina”) per condivisione dei loro
atteggiamenti, ma per non far trapelare la loro collaborazione con lo Stato.
Fra i principali punti che emergono dal volume, evidenziamo:
– Che Licio Gelli ebbe un ruolo di vertice all’interno del Golpe anche perché avrebbe dovuto catturare il presidente della Repubblica Giuseppe Saragat.
Che le azioni golpiste stavano andando regolarmente avanti (prima fra tutte l’occupazione del Viminale) sinché non giunse il “Contrordine”
Che tale “Contrordine” fu imposto dagli ambienti gelliani e andreottiani. Non si sa ancora con quale livello di coordinamento ma si sa che fu un
“Contrordine” imposto da entrambi.
– Che tale “Contrordine” fu dato in quanto emerse la defezione dei carabinieri e degli Usa. Si evidenzia difatti come i carabinieri fecero scattare, ma in
modo ambiguo, il piano antinsurrezionale previsto dal loro regolamento, rischiando di attaccare gli stessi golpisti. Ed emerge pure che gli Usa non
aderirono in quanto avevano designato come capo del nuovo governo lo stesso Andreotti: una indicazione che i golpisti avevano accettato ma, a parere
della Cia, senza una sufficiente condivisione
– Che il Pci riuscì a sapere in diretta dello svolgimento del Golpe, tant’è che, nel mentre i centri del potere venivano attaccati dai golpisti, l’Unità scriveva
due articoli di denuncia delle trame eversive.
– Che, riquardo ai “Poteri forti”, ci fu una stretta alleanza con le mafie, una vicinanza con settori massonici, rari contatti con ambienti confindustriali e
nessuna interazione con il Vaticano
– Che la morte di Borghese, avvenuta proprio nei giorni nei quali si stava organizzando la documentazione da dare alla magistratura, assomiglia molto a
un omicidio.
– Che il Sid ebbe un ambiguo ruolo: da un lato, tramite il capitano Antonio Labruna, indagava efficacemente sul Golpe e, dall’altro, ne censurava i risultati
investigativi.
– Che il depistaggio fu un atto compiuto, all’unisono, dal generale Gianadelio Maletti e dal ministro Giulio Andreotti.
Che le vicende processuali poste su basi quasi autolesionistiche dal sostituto procuratore Claudio Vitalone determinarono iniziali condanne e
successive assoluzioni anche a beneficio dei rei confessi.
Ricordiamo infine la presenza di documenti-chiave, di una Cronologia ragionata e di un innovativo e prezioso Indice analitico

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